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sabato 17 maggio 2014

Posta da (vecchi) lettori affezionati...



Nei giorni scorsi, ma non è la prima volta, ho ricevuto manifestazioni di affetto e stima da lettori che hanno letto le mie storie quand'erano degli adolescenti e ora, da quarantenni con mogli e figli, si ricordano ancora di me, tanto da scrivermi lettere veramente gratificanti.
Altri li incontro casualmente di persona, come è successo un paio di giorni fa a Roncade (Treviso): una avvocata nel pieno della vita e della professione ha letteralmente fatto un salto quando ha saputo chi ero e mi si è avvicinata parlandomi entusiasta delle mie storie dicendo anche lei la frase che per autore credo sia l'equivalente della droga più allucinante: Sapesse quanti bei momenti di serenità e divertimento ho passato sui suoi Paperoni e Topolini. Aspettavo l'uscita del giornaletto con trepidazione e quando vedevo che c'erano storie sue le saltavo per leggermele per ultime, per assaporarle con calma nel momento e nel luogo più adatti.

Me ne voglio vantare, prima di tutto perché non so trattenermi, e poi perché queste lettere mi danno l'occasione di alcune considerazioni che credo siano utili per tutti.
Ecco qui dunque l'ultimo messaggio ricevuto e, visto che lo scrivente ha acconsentito a pubblicarlo, la corrispondenza che ne è seguita:

Gentilissimo Sig. Pezzin, non le nego una certa emozione nell'inviarle 
questo commento. Ormai superati i quarant'anni, continuo a ricordare con 
estremo piacere le sensazioni ricevute durante le mie letture di Topolino. 
Proprio ieri, parlando con la mia compagna, discorrevamo sulla facilità, 
per un bambino dotato di fantasia, di immergersi in alcune storie a 
fumetti, rimanendo incantato, sorpreso, catturato, assaporando situazioni 
che, da adulti, difficilmente possono essere ripetibili.
E molte di queste emozioni, signor Pezzin, sono state conseguenza delle sue 
splendide storie che, nonostante gli anni trascorsi, restano 
indimenticabili.


Zio Paperone e i campi galleggianti, Paperino e la bistecca spray, Zio 
Paperone e il ponte di Messina, Zio Paperone e la rivoluzione 
elettronica.... sono solo alcuni dei titoli di storie meravigliose che hanno 
accompagnato, settimana dopo settimana, un bambino nella propria evoluzione.
Cosa avrei dato per trovarmi su quei campi galleggianti alla ricerca del 
sole....
Grazie di cuore; stia bene...
Andrea



Naturalmente ho risposto subito:



Buongiorno Andrea
che bello ricevere un messaggio come il suo!
Grazie, grazie davvero di cuore.
Se me lo permette vorrei risponderLe con un post sul Blog, riportando 
il Suo messaggio (senza citare il Suo nome). 
E' come un trofeo, per me, e vorrei vantarmene, perché provo molta amarezza per come vanno tante cose, intorno a noi tutti, e abbiamo assolutamente bisogno di qualcosa di positivo che ci spinga ad essere ottimisti.
Ieri é venuto a trovarmi uno dei miei figli con la mia prima nipotina di otto mesi.
E' bello pensare alla vita che ha davanti, ma come sarà?
Come farà a salvarsi dal consumismo più bieco, dalla stupidità e dall'ignoranza dilaganti?
Dobbiamo fare di tutto perché i ragazzini di oggi ritrovino la stessa meraviglia
e usino la stessa fantasia che abbiamo usato noi.
Oggi mi pare che sia sempre meno possibile, proprio perché i nuovi modelli o miti
proposti li sento profondamente sbagliati. Ho litigato con la Disney, per questo (le storie "educative" davano fastidio ai  nuovi dirigenti), e poi con le Winx (non si può risolvere tutto con la "magia")... e adesso abbiamo Peppa Pig che rutta e scoreggia (mi perdoni il linguaggio, ma non posso farne a meno); oppure abbiamo film, come quello visto recentemente  addirittura con Harrison Ford (Ender's game) dove un ragazzino di 16 anni salva il nostro sistema solare e distrugge un  pianeta nemico alieno... perché ha imparato a combattere sui videogiochi! 
E' questo che i bambini vogliono? E il messaggio che vogliamo dare loro?
Io non credo.
Eppure stiamo correndo sempre più velocemente verso questa rovina.

Così quello che Lei scrive non solo mi fa piacere, ma dimostra che
ci sono persone più giovani che la pensano ancora come me e dunque non sono diventato proprio un vecchio imbecille.
Grazie ancora e a rileggerci sempre volentieri.

Giorgio Pezzin



E quindi, di conseguenza...


Gentilissimo Sig. Pezzin,

grazie per la sua bellissima email.

Per risponderle ho atteso che giungesse la sera, quando i tempi, dilatandosi un po’, permettono di dedicare maggiore attenzione a ciò che si reputa importante.


Certo, ogni tanto c’è da spegnere un televisore o ignorare, almeno per qualche minuto, l’arrivo di una nuova email lavorativa; ma vuole mettere la soddisfazione di poter scrivere qualche riga a chi ha avuto il merito di far sognare una generazione, svolgendo un compito che, sono certo lei condivida, ha contribuito a formare ognuno dei suoi lettori?


La fantasia…Ecco qualcosa che mi ha sempre affascinato. La capacità di creare momenti e mondi alternativi; di vivere giochi e ruoli impensabili, di perdersi fra le pennellate di un dipinto, le decorazione di un piatto, l’illustrazione di una favola, le trame di storie affascinanti create dal Sig. Pezzin.


Ho spesso parlato di lei, lo sa? Anche quando il suo nome, a causa della Disney che non incentivava la diffusione dei nomi degli sceneggiatori o dei disegnatori che con il settimanale collaboravano, altro non era che un’immagine idealizzata, priva di concretezza fisica . Ricordo me stesso in quegli anni e la capacità (presumo comune a tutti i bambini ma esclusivamente merito di alcuni sceneggiatori e disegnatori che sapevano “farsi ricordare”) di comprendere immediatamente che dietro ad una storia ci fosse lei, creatore di vivide situazioni che sapevano cogliere nel segno.


E, successivamente, come dimenticare un dialogo con la mia compagna Carla(che lei ancora ricorda, tra l’altro) che, più o meno si sviluppò in questo modo? “Sai Carla, crescendo mi sono accorto che in Disney hanno lavorato persone dotate, certo, ma anche molto interessanti. In particolare c’è un autore che io considero “visionario” nel senso più nobile del termine. Precorre i tempi! Crea delle storie che poi, nel corso degli anni, cessano di diventare delle storie per avvicinarsi in modo incredibile alla realtà che viviamo. Inventa circostanze, narrazioni, che, inizialmente di fantasia, spesso hanno il dono della preveggenza. Strumenti, invenzioni, nuovi “business” da sfruttare: tutto sembra fantasia, ma con questo autore capita che una sceneggiatura sia il “passato” che, dopo qualche anno, si trasformi in “presente” vero, reale, evidente! Questo sceneggiatore, Carla, si chiama Giorgio Pezzin.


Anche io, onestamente, trovo delle difficoltà a comprendere fino in fondo le dinamiche della società attuale. Pur vivendola in prima persona (sono un piccolo imprenditore che opera sul mercato nazionale e in quello francese) resto un po’ spiazzato quando mi accorgo di essere un ingranaggio sconosciuto, all’interno di un meccanismo più vasto, che non fa che correre, pensare, preoccuparsi. Un occhio al business, l’altro alla soddisfazione della clientela e, l’altro ancora (come dice..? ne abbiamo solo due di occhi? Ne è proprio certo? L’uomo con tre occhi potrebbe essere il personaggio di una storia di Rodolfo Cimino) ad osservare, perennemente, i movimenti della concorrenza. E gli anni corrono, le cose importanti si perdono di vista, le stagioni passano senza che di esse restino vivide tracce ed emozioni concrete.


Come può capire, dunque, non sarebbe male, oggi come allora, avere una “bella storia” di Pezzin con la quale rilassarsi e dare il giusto valore al proprio tempo.


Quando guardo i miei nipotini (sono zio di una ragazzina di 16 anni e di un ragazzino di 14) mi rendo conto che non sia facilissimo capirli. Come ben sottolineato da lei nella sua bella email, pare provino interesse per svaghi differenti, per film poco educativi, se non del tutto diseducativi, per videogiochi di un realismo invidiabile ma spesso (troppo spesso?) carichi di violenza. E quando mi accorgo di come sia diventato complesso comprenderli nel campo dello svago, mi pongo domande su cosa significhi, oggi, trovare punti di contatto, piani di incastro che consentano a noi, adulti del mondo, di continuare a svolgere una funzione pedagogica che, tutto sommato, il nostro ruolo nella società ci imporrebbe.


E se è’ pur vero che storicamente si è sempre creduto che la generazione precedente fosse migliore di quella contemporanea, è innegabile, d’altro canto, che i giochi o i mezzi di svago che hanno accumunato almeno due, se non tre, generazioni del passato fossero comunque, pur con scontate differenze, più o meno assimilabili. E se mia mamma giocava con una bambola di pezza, avrebbe potuto farlo con efficacia anche con una prodotta da Sebino qualche anno dopo. Così come una bambina della mia generazione si sarebbe tranquillamente adattata a giocare con una semplice bambola di pezza. La contemporaneità, a almeno così appare a chi le scrive, ha costruito un gradino più vasto; una netta separazione fra ciò che era, è, e sarà: un passo troppo veloce (ma che in realtà è tristemente coerente con i tempi) che ha trasformato dei bambini in psuedo adulti del tutto indifesi (ed inconsapevoli di esserlo, indifesi) che non comprendono fino in fondo quando la realtà divenga realtà virtuale e viceversa.


Capitava anche ai bimbi della mia generazione di perdersi fra le pieghe amorevoli di una realtà virtuale! Spesso leggendo Topolino. Ma la differenza primaria è data dal fatto che proprio quella realtà virtuale, catturandoti, sapeva svolgere una funzione educativa, aggregando in una miscela perfetta divertimento, capacità espressiva, ed esempi da seguire.


Non voglio annoiarla oltre, Sig. Pezzin. Per me è stato un onore, un privilegio importante, avere avuto modo di ricevere una sua risposta. Per questo e per mille altri motivi, potrà fare delle mie email l’uso che reputerà più corretto. E, mi creda, non c’è alcun problema nello scrivere il mio nome ed il mio cognome se deciderà di pubblicare qualche mia riflessione sul suo blog: sono fiero, infatti, di essere stato un lettore felice delle splendide, meravigliose, indimenticabili storie scritte da Giorgio Pezzin!


Un saluto caro ai suoi figli e alla sua piccola nipotina.


Con cordialità,

Andrea


Nel frattempo ho visto un altro film: CAPITAN HARLOCK, di cui ricordavo diversi cartoni animati televisivi fatti anni fa. 





Ebbene, il  film è fatto in animazione 3D con una potenza e una abilità tecnologica impressionante... peccato che sia pieno di una tale serie di assurdità e idiozie varie, da farmi dubitare della sanità mentale di chi lo ha realizzato. 
Ancora una volta la realtà dimostra che la potenza è nulla, senza il controllo, come diceva una volta una famosa pubblicità. Sono veramente infuriato nel pensare cosa si poteva fare con una simile capacità tecnica di animazione e di effetti speciali, se fossero stati messi al servizio di una buona storia. Eppure gli ingredienti c'erano tutti: dei personaggi ben disegnati; il potente e variegato ambiente spaziale; l'epoca futura con una civiltà post tecnologica diffusa in tutta la Galassia; il rimpianto per la vecchia Madre Terra abbandonata...
Si poteva diventare Dei, e invece ...
Invece il film si snoda attraverso una serie di effetti speciali bellissimi quanto vuoti di ogni contenuto. L'eroe, ovviamente invulnerabile a causa di una sostanza che permea l'astronave (invulnerabile lui, ma non gli altri membri dell'equipaggio. Perché?) risolve tutto senza pensarci un momento (!) e, per esempio, si lancia nel vuoto direttamente dall'astronave per cadere in piedi su una roccia qualche chilometro più in basso, per salvare uno dei suoi in difficoltà in una navetta impantanata in un vulcano.
Tutto quello che fa poi, per salvarsi lui e l'altro, è tirare una leva che aziona i motori della navetta che adesso, guarda caso, funzionano, mentre un secondo prima, nisba!
Insomma, superpoteri per un'azione insignificante.
Tuttavia questo, e altro, è il pretesto per entrate e uscite ad effetto con il mantello svolazzante.
Un altro personaggio, grazie ad un impianto retinico miniaturizzato (ci sta dentro l'iride) non solo capta i segnali della Federazione Galattica Cattiva, ma anche "comunica istantaneamente" con tutto l'Universo. Ci si domanda a cosa serva tutta quell'altra ingombrante tecnologia con la quale gli stessi Cattivi che hanno creato l'impianto retinico, continuano a trastullarsi e ad essere sconfitti.
Infatti, una intera flotta galattica dotata di armi interstellari con le quali potrebbe distruggere un intero sistema solare, non ce la proprio contro una unica nave spaziale (quella del Capitan Harlock, rubata a suo tempo alla stessa Federazione Galattica) che, guarda caso, è autoriparante e semplicemente risolve tutto speronando i suoi avversari.
Ovviamente in tutto il film, nessun accenno né limitazioni dovute alla forza di gravità, alla velocità della luce, all'inerzia, al principio di conservazione dell'energia, al problema della relatività del tempo, al freddo spaziale, ecc. ecc.
Tutti elementi che ormai sono entrati prepotentemente nelle nostre case grazie ai meravigliosi documentari di Sky diffondendo concetti scientifici fondamentali, ma che però si possono tranquillamente ignorare per le masse che vanno al cinema. E poi ci sorprendiamo se i nostri alunni sono totalmente ignoranti di fisica e scienza?

I concetti e la mentalità scientifica (quella per intenderci che, al contrario della religione, delle scienze politiche e della storia della letteratura finnico-irlandese, ci hanno portato la TAC, la cura delle malattie genetiche, la telefonia e il navigatore satellitare) hanno bisogno di anni per essere digeriti e assimilati per cui dovrebbero essere inseriti e ricordati in ogni occasione, soprattutto quando si raccontano storie pseudo tecnologiche.


Invece di tali concetti ci si dimentica e basta, perché sono pallosi (in realtà perché gli autori non li conoscono o sono incapaci di renderli interessanti) e stancano il pubblico (pensano loro).

Molto meglio quindi un pubblico ignorante che può bersi qualsiasi panzana, adottando il famoso principio della "sospensione della realtà" dove, se non sono capace di cavarmi d'impaccio da una storia mal concepita, qualsiasi idiozia, spesso inventata lì lì, totalmente imprevedibile e spesso totalmente impossibile, va bene per risolvere la situazione.

Ma la gente davvero apprezza tutto questo e non sa distinguere?


Io credo di no. O almeno sanno distinguere quelli che mi scrivono e hanno apprezzato le tante belle storie che i e molti dei miei colleghi "storici" abbiamo scritto per TOPOLINO.

Dunque perché queste storie piacevano e piacciono ancora?

Ecco dunque la mia opinione (ma se ne avete una diversa non esitate ad intervenire con i vostri commenti):


Anche nelle storie di Paperone, Topolino e Co. c'è tanta fantasia e immaginazione. Gli stessi Paperi e Topi non parlano, nè costruiscono depositi o guidano auto.

Ma una volta accettato il trucco di far parlare degli animali per rendere i protagonisti davvero internazionali, apolitici e asettici, tutte le vicende, per quanto assurde e fantasiose, seguivano comunque una LOGICA legata alla vera realtà. Se la carne venduta nei supermercati di Paperone costa troppo è un bel colpo di fantasia che Archimede inventi la bistecca spray. Ma una volta accettato che ciò sia possibile (ed allora era perfettamente plausibile, tant'è che oggi molti cibi prodotti nei fast food sono intrisi di essenze gustose, più che esserlo in sé) ecco che tutto il resto che segue nella storia è LOGICO con l'assunto iniziale.
La gente preferisce comprare la bistecca spray piuttosto che le bistecche costosissime di Paperone. Lui tenta LOGICAMENTE di controbattere. E infine, quando compra la formula da Archimede, scopre che la bistecca spray era solamente una FINTA CONVENIENZA (Archimede era d'accordo con i consumatori che avevano finto di apprezzarla) perché il componente principale costava 1000 dollari al grammo, cosa che rendeva tutto antieconomico.
Ma ormai Paperone, comprando la formula, si era impegnato ad abbassare il prezzo della sua carne.

Insomma, nonostante l'invenzione e l'assurdità della cosa, i problemi e le soluzioni nascono sempre LOGICAMENTE e sempre la soluzione dei problemi non avviene per superpoteri o schiocchi delle dita di una fatina  o dell'X-MEN di turno, ma grazie al ragionamento e ad un'idea buona e sorprendente che risolve logicamente un problema immerso nella realtà plausibile che abbiamo accettato all'inizio. E' proprio questo che i lettori apprezzavano e apprezzano.


E lo stesso è avvenuto per La raffineria galleggiante; La fattoria orbitale; Il commercio dell'aria pura; I campi galleggianti; Le spiagge sovrapposte, ecc.

Ripeto: ogni volta, lanciata l'idea iniziale, assurda e divertente, tutto seguiva LOGICAMENTE; i problemi che nascevano erano problemi veri e venivano risolti con idee plausibili e logicamente collegate a quella realtà.

Mi fermo qui per non annoiare. Ma ribadisco che c'è bisogno, secondo me,  di recuperare questa logicità e usare nelle storie, nei film, nei videogiochi, una realtà fantasiosa, ma almeno plausibile che tenga conto delle verità scientifiche, della logica, e che dia anche delle informazioni corrette a dei giovani che, non dimentichiamolo, spesso sono MOLTO giovani e non sanno nulla del mondo, per cui assimilano tutto come se fosse vero. E una volta che una sciocchezza viene assimilata a quell'età, si trasforma in una verità che è molto difficile dimenticare.

La religione ne é un esempio evidente.

Attendo con interesse le Vostre considerazioni.






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